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Un'intervista… al naturale con Pippi

‪#‎conforzaecoraggio‬ oggi si trova a Pantano, nel quartiere più vivace della città di Pesaro, dove il nostro protagonista di oggi ne è uno dei "figli". Infatti Pierluigi, notissimo sportivo del football americano, ci accoglie sorridente ed energico nel suo negozio dove ci si perde tra profumi e colori. Lui e Luciana curano con passione una attività che, oltre che sapere di buono, sa trasmetterci la cultura del mangiar sano e del saper riconoscere il nostrano da ciò che non lo è. Un'intervista… al naturale con Pippi.
Buongiorno Pierluigi, ci puoi raccontare come nasce la tua attività nel cuore di Pantano? E quando decidete di aprire un secondo negozio?
Questa attività nasce nel 1991 nell’allora “ghetto di Pantano” in via Dandolo come piccolo fruttivendolo, poi nel 2001 abbiamo deciso di aprire un altro negozio anche qui in via Rossi, in una delle vie più commerciali della città di Pesaro.
Com’è cambiato negli anni il commercio nel tuo settore? Come la grande distribuzione ha influito sulla tua attività?
Devo ammettere che quando ho aperto l’attività siamo partiti alla grande, c’era un forte valore sia del negozio che acquistavi sia della licenza; poi la legge Bersani nel 2004 ci ha un depenalizzato molto, perché con la liberalizzazione ormai danno permessi a tutti, anzi possono aprirti di fianco la stessa attività. E anche se dopo un mese chiudono, hanno portano un serio danno al tuo negozio. La nostra fortuna è che siamo seguiti da persone valide, infatti grazie alla Confcommercio, abbiamo fatto passi sicuri e ben gestiti e sempre con i piedi per terra , parlo della ragioniera che ci segue, di Alberto Nicolini, di Davide Ippaso, del commercialista Ricci.
Nel tempo i tuoi clienti sono diventati più esigenti? A questo proposito, il Km0 che per te è da sempre la priorità, quanto è richiesto dal mercato?
Le richieste relative all’argomento km0 sono sempre molto azzardate, pensate che ci sono state persone che mi hanno chiesto le banane o le ananas nostrane!!! Conosco tante persone che comprano al mercato all’ingrosso dove noi compriamo la frutta, che poi rivendono a km0. Il km0 puro invece è quello che tu coltivi, raccogli e porti a vendere. Il problema è questo: se noi imparassimo a comprare i prodotti della nostra zona, a conoscere i tempi delle varie colture tutto sarebbe più funzionale e razionale. Manca la cultura: se noi imparassimo ad acquistare meglio, mangeremmo meglio e ne troverebbe giovamento la nostra salute e anche il nostro portafoglio.
Quanta forza e coraggio servono a chi fa il tuo lavoro e quanto conta il supporto delle aziende agricole?
Nei piccoli negozi come il mio, se tu non lavori con prodotto nostrano e ti metti a competizione con i supermercati è ovvio che soccombi. Noi abbiamo il dovere di supportare queste piccole aziende perché già sono in via di estinzione, non hanno incentivi, sono stremati; inoltre quello della terra è un lavoro faticoso e non tutti sono disposti a farlo.
Cosa si può fare per salvaguardare le botteghe storiche e farle tornare ad essere il fulcro del commercio cittadino?
Il male più grande per noi piccoli commercianti è stata la nascita della grande distribuzione. Immaginate che anche qui in via Rossi, dove siamo un gruppo di 10-15 negozi, hanno aperto un supermercato che ha meno regole e molte più agevolazioni; tutto questo ci costringe a lavorare male. Il cliente deve essere tutelato, ci devono essere delle regole. Pensate, una volta avevamo una perdita di prodotto del 30 -40%, ora anche del 50%, quindi si deve cambiare metodo di acquisto, riduciamo le quantità. Se pensate che sono 4 anni che non riesco ad andare in ferie per paura di riprendere il giro anche dopo 15 giorni significa che il lavoro è una missione. Ho un solo desiderio come titolare di questo posto e appassionato di verità: vorrei che la gente venisse a fare la spesa con noi ogni mattina, per poter vedere che non sempre chi parla di coltivazione diretta lavora terra, ma è diventato ormai un commerciante che però desidera avere solo defiscalizzazione e ritorni economici agevolati. Ma occorre tenere a mente che quello del fruttivendolo è un mestiere che ha un’etica professionale.

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