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Un inizio d’anno effervescente, positivo ed elegante per la nostra rubrica del venerdì

Eccovi Marco Remedi, uno che lontano dal suo bancone proprio non poteva stare, perché certi amori non finiscono, e anche se fanno giri immensi… poi ritornano.

1. Buongiorno Marco. Raccontaci la tua storia tra caffè, cappuccini e aperitivi. Questo è un mio sogno da sempre, sono nato per fare questo mestiere. Da ragazzo ho frequentato la Scuola Alberghiera e sono diventato segretario d’albergo, ma il 4° anno ho fatto un corso barman all’interno della scuola è da lì ho capito che volevo fare questo lavoro. Poi sono andato a fare i 3 giorni del militare e ho avuto la fortuna di conoscere il cameriere della “Sorgente del gelato” e ho iniziato a lavorare lì. Poi nel 1980 ho aperto “La Cremeria” in Piazza del Popolo. Pensate, avevo due giacche, una chiara per il giorno e una bordeaux per la sera. Il mio sogno era diventato realtà.
2. Quando hai deciso di intraprendere questa nuova avventura? Proprio perché amo questo lavoro alla follia, devo confessarvi che non riuscivo a stare senza fare questo mestiere. Dopo aver ceduto l’attività precedente ho fatto una pausa in cui ho fatto una stagione a Gabicce Monte e lì sono tornato ragazzino. Gli orari erano ottimi e l’importo era valido, ma in 90 giorni soli non realizzi nulla, quindi finito il periodo di lavoro estivo dovevo fare altro e ho lavorato un anno al Margarita. Ma la voglia di un bar mio dove potermi sentire realizzato era sempre forte e devo dire che questo bar è venuto fuori dal nulla. Il posto mi piaceva, perché era nell’angolo di una via proprio come quando lavoravo in Corso XI Settembre, le vetrine là erano tre, qui sono sei, un po’ come una evoluzione del locale passato; inoltre l’indotto era valido perché le distanze tra un locale e l’altro sono notevoli. Così mi sono fiondato in questa nuova avventura che è iniziata il 3 ottobre di quest’anno.
3. Con tutta l’esperienza e la professionalità che hai alle spalle, com’è cambiata la gestione del pubblico esercizio? Devo dire che è come sempre, soltanto rispetto al passato sono cambiate le mode e i prodotti, tipo brioche vegane, al kamut, il cappuccino di soia e i prodotti bio, che ora sono richiestissimi.
4. Gli eventi nel centro storico come influiscono su un’attività come la tua? Questo periodo natalizio sta portando movimento? Sebbene qui il locale sia un po’ più defilato rispetto a prima, si vede comunque molto movimento. Il centro è molto vivo, io ovviamente gestisco la fase del passeggio in “andata e ritorno” per e dal centro. Certamente la Piazza è molto graziosa con le casette rosse eleganti, la pista di pattinaggio, e tutto questo porta gente.
5. Quanta forza e coraggio servono per aprire un pubblico esercizio tra burocrazia, gestione del locale e impegno con la clientela? La burocrazia fa piangere, ci sono troppi incartamenti e tanti costi, ma devo ammettere che adesso è più snello il da farsi perché ti devi affidare a persone competenti, mentre un tempo era tutto sulle nostre spalle.
6. Ci puoi raccontare come nasce l’incontro con la Confcommercio di Pesaro e Urbino? Ho “sposato” la Confcommercio sin da quando era in via Mastrogiorgio, dal 1993, ricordo ancora la signora Adele.
7. Parliamo di FIPE, cosa si può fare il settore? Sicuramente una volta era meglio, ci si incontrava, si decideva di concerto, ora con la liberalizzazione ognuno fa come gli pare, senza linee guida comuni. Inoltre con quegli incontri ci si vedeva, si era in quel momento amici, poi ovviamente al di fuori eravamo tutti concorrenti, ma era un momento di incontro. Inoltre i corsi barman che Confcommercio organizza credo siano molto professionalizzanti e interessanti, pensate una volta ho fatto da giurato, continuate a farli perché sono molto utili per chi vuole lavorare in questo settore.

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