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Quando la passione si trasmette geneticamente...Ottica Giorgio

L’Ottica Giorgio dal 2001 è in continua evoluzione tra nuove proposte optometriche e stile nelle montature da vista e da sole. A tra poco con lo staff, o meglio la famiglia, dell’Ottica Giorgio.

Buongiorno Giorgio, ci racconti come nasce la sua storia imprenditoriale tra lenti e occhiali da vista e da sole?
La mia storia nasce quasi 37 anni fa. Prima di iniziare in proprio ho collaborato con l’Ottica Valentini per 21 anni, nella quale ho fatto una grande esperienza e ho acquisito competenze che mi hanno permesso di essere ciò che sono oggi. L’azienda Valentini mi ha dato la possibilità di fare tanto e mi ha permesso anche di sbagliare, e solo sbagliando si cresce e si accumulano competenze. Nel 2001 decido di iniziare questa esperienza in proprio, continuando sull’onda della formazione degli anni precedenti, ovviamente collegata alla parte commerciale. Un’attività come la mia non può ridursi solo all’aspetto commerciale, legata esclusivamente alla vendita del prodotto, si farebbe molta fatica ad andare avanti, mentre unire la professionalità e la formazione permette di stare sul mercato con un piede più saldo.

Quanto é importante avere uno staff esperto e sempre aggiornato per supportare i vostri clienti nelle diverse problematiche?
Non si fa nulla in questo settore senza avere almeno due collaboratori validi ed esperti che camminano sulla stessa lunghezza d’onda. Non sarebbe possibile gestire clienti a 360°. Perché chi entra qui ha una problematica da risolvere, e noi gliela risolviamo (principalmente grazie a lenti oftalmiche e poi con lenti a contatto), e tutto questo grazie al mio staff professionale, tra cui mio figlio Andrea che è diplomato in ottica da 7 anni e mia figlia Carolina, cresciuta sentendo parlare di questo mondo.

Ci può spiegare cosa è l’ortocheratologia? E’ una disciplina correttiva della miopia, ma anche dell’astigmatismo, dell’ipermetropia. Questa si avvale dell’utilizzo di lenti a contatto create su misura che si applicano solo la notte. Durante la notte la lente a contatto crea un’impronta sulla cornea, assolutamente identica a quella che farebbe un permanente intervento chirurgico con il laser. Ma con queste lenti la cornea non viene modificata nella sua fisiologia (cosa che invece avviene con l’intervento), e questa impronta dura tutto il giorno permettendo di stare a occhio nudo, senza lenti. Ma la cosa veramente importante di questa tecnica è che ha un effetto preventivo nei confronti della crescita della miopia, quindi se applicate durante la fase puberale, adolescenziale, si ha un aumento molto ridotto della miopia; pensate, sono 15 anni che applico questa metodologia e ci sono casi e studi fatti che certificano questi effetti positivi.

Negli anni come la tecnologia nel settore dell'optometria ha influito nella vostra attività? E quali sono stati i risultati raggiunti nel settore in base alle esigenze della clientela: estetica, salute, praticità? Se penso solamente ai risultati che possiamo raggiungere con le lenti degli occhiali, da 37 anni fa ad oggi, è come se fossimo passati da un carro con cavallo ad una auto a 24 valvole. Nella contattologia c’é un’evoluzione continua, soprattutto nelle multifocali, le lenti considerate le più difficili. Dopo 3 mesi dall’uscita di nuove lenti ci sono già grandi novità. I problemi che ancora esistono sono dovuti all’informazione. L’oftalmologia e l’optometria possono lavorare meravigliosamente se i due professionisti sono tali nel momento in cui entrano nel loro studio, che non vuol dire solo avere le capacità, ma avere spirito di collaborazione e integrazione. Non c’è una differenza di piano tra i due professionisti, sono sullo stesso livello ma lavorano in ambiti diversi; non serve la rivalità perché a rimetterci è poi il cliente finale.

Quando avviene l'incontro con la Confcommercio di Pesaro? Confcommercio è con me da sempre, anche nella mia precedente esperienza da collaboratore. Poi ora è la mia partner nella parte gestionale della mia attività, tra alti e bassi, tra critiche costruttive ed incontri, credo che siano sempre momenti positivi. Confcommercio è una realtà utile alle attività come la mia, la sola cosa che posso suggerire è che potrebbe calarsi di più nella realtà quotidiana delle imprese. E’ vero che le problematiche sono tante e che nel tempo c’è stata una chiusura mentale da parte di noi commercianti, data dalla paura della crisi. Questa chiusura non ci permette di essere degli imprenditori aperti al cambiamento e a nuove sfide. Dovremmo avere più coraggio, sennò non potremo mai avere risultati positivi. Dovemmo essere, insieme alla Associazione, più incisivi nel cambiamento, primo fra tutti quello degli orari di apertura e chiusura. Credo che le esigenze di vita dei nostri clienti sono cambiate e se la famiglia fa acquisti la domenica pomeriggio perché durante la settimana lavora, è giusto che ci rendiamo propensi a stare aperti la domenica pomeriggio, per andare incontro ai clienti. So cosa significa stare in questo ambito lavorativo, ci sono tanti ostacoli percepiti dal cliente: se c’è uno scalino già è una difficoltà, se c’è un corridoio la gente fatica ad entrare. Dobbiamo essere aperti all’accoglienza a 360°. Io ho speso molto negli ultimi anni in comunicazione, perché credo che sia davvero funzionale alle attività, ho rinnovato il locale abbattendo quegli ostacoli architettonici che c’erano.

Parliamo di vivacità del centro fanese, c’è movimento o la fase congiunturale ha ancora un grosso peso sugli acquisti in centro città? Qui parlo con cognizione di causa, sono parte del direttivo “Apriamo il centro”, che sta attivamente collaborando con amministrazione comunale, Confcommercio, Confesercenti. Devo dire che le amministrazioni sono sempre più pavide, noi commercianti stiamo lavorando con le Associazioni di categoria per poter riattivare il centro storico perché è il centro commerciale naturale più bello che esista.

Parliamo della categoria optometristi nello specifico, quante problematiche affrontate nel periodo congiunturale?
Noi stiamo subendo il ricatto di affitti che sono spaventosamente alti rispetto alla realtà commerciale vera e propria, con la conseguenza che molti negozi rimangono sfitti. Le varie Associazioni dovrebbero mettersi d’accordo con le varie amministrazioni locali e nazionali per prevedere nuove mosse di aiuto per salvaguardare i centri storici e le attività. Magari far pagare l’80% delle tasse ai proprietari di negozi se rimangono sfitti. Viviamo in periodo dove falliscono anche le grandi catene; i piccoli imprenditori sono coloro che trainano l’economia del Paese e per questo vanno sostenuti. La nostra categoria sta subendo un cambiamento anche generazionale. Io sono considerato un veterano, quindi in molte attività ci sono i nostri figli e mi piacerebbe che ci fosse un avvicendamento organizzato. Il problema è che vedo sempre più attenzione verso la parte commerciale piuttosto che quella professionale, il mestiere si fa nella parte tecnico-scientifica più profonda, quella dove mettiamo in atto la nostra professionalità per risolvere le problematiche dei nostri clienti, non diventiamo imprenditori solo vendendo gli occhiali da sole.

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