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«Pesaro Studi se chiude è un danno»

Varotti, vicepresidente della Camera di Commercio: «Ora decida l’Università»

Una chiusura che fa rumore a livello economico, molto meno sotto altri aspetti. L’ipotesi che Pesaro Studi possa essere al capolinea non lascia indifferenti, tantomeno le associazioni di categoria. L’analisi è tarata però sul momento economico. «In epoche dio vacche grasse tutti hanno partecipato con contribuzioni a Pesaro Studi - sottolinea Amerigo Varotti, direttore Confcommercio e vicepresidente della Camera di Commercio – Tutte le associazioni di categoria versavano qualcosa, poi con la crisi qualcosa è cambiato. Del resto il contributo iniziale serviva per attivare un percorso scolastico che avrebbe dovuto poi mantenersi autonomamente. Anche la Camera di Commercio è stata costretta a fare delle scelte, visti i tagli, così verrà a mancare il sostegno della Fondazione. Ora è l’Università che dovrà decidere se ci sono le condizioni per mantenere corsi o accentrarli ad Urbino. E’ chiaro che se dovesse chiudere dal punto di vista economico sarebbe un danno per tutti: per le attività commerciali, bar, ristoranti e per il mercato immobiliare. Un polo di studi crea sempre un indotto, però è inevitabile che con questi chiari di luna qualcosa possa essere cambiato». IL mantenimento dei corsi finora è costato circa 700mila euro di cui 550 stanziati dal Comune e 150 dalla Fondazione Carisp. Maurizio Sebastiani, presidente dell’Università dell’Età Libera, analizza lo scenario senza troppo ritrosie. «Si tratta di una perdita per Pesaro, però sono cambiati i tempi. Le Università distaccate servono più ai docenti o agli studenti? Servono ad aumentare il numero di cattedre. Da un punto di vista culturale per la città questo polo non è stato di grande apporto. Non è una presenza viva, feconda nel tessuto cittadino, non si è rivelata tale. E non ci sono stati neppure tanti sbocchi di professionalità che potessero trovare impiego a livello locale. Sembra un’Università che non produce conoscenze utili al territorio».

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