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«LE POSTE NON CHIUDANO GLI SPORTELLI E TAGLINO ALTRO»

Le Poste Italiane sono una società di proprietà del Ministero dell’economia.
Gode di numerosi privilegi (ad esempio per quanto concerne la raccolta del denaro) e percepisce una montagna di soldi per garantire il servizio “universale”. Da alcuni anni sta attuando una politica inaccettabile confermata anche dal recente piano di riorganizzazione comunicato il 6 febbraio scorso che nella nostra Provincia comporterà la chiusura di tre uffici (a Petriano, Novilara e Pesaro – Cacciatori)) mentre per altri nove uffici (Belforte, Pianello, Smirra, Isola di Fano, Fratterosa, Monteciccardo, Piagge, Serra Sant’Abbondio, San Giorgio) sono previste riduzioni nei giorni di apertura. Riduzioni che non sono altro che l’anticamera della chiusura definitiva, come dimostra il caso di Petriano.
Creando enormi disagi alla popolazione, ai lavoratori ed alle imprese. E soprattutto alla popolazione più anziana.
Questi provvedimenti, tra l’altro, si aggiungono ai tagli già effettuati negli anni precedenti. Questa politica di riduzione dei servizi e di penalizzazione del territorio non è accettabile. Soprattutto se attuata da una Società di proprietà pubblica che ha anche una funzione sociale e non può puntare solo al mero profitto.
Ha ragione il Sindaco di Petriano: per razionalizzare i costi, prima di chiudere i servizi ai cittadini e abbandonare il territorio, la Società (e quindi lo Stato) dovrebbe iniziare tagliando gli enormi compensi versati a Presidente, consiglieri e manager. E magari incominciando a tagliare l’assurdo e vergognoso regalo fatto a Confindustria di oltre 1,5 milioni all’anno: Poste Italia è il primo contribuente di Confindustria. Ma per cosa?
La Società è pubblica; è di proprietà dello Stato. A che serve questo “regalo” ad una Associazione che dovrebbe tutelare e rappresentare le Imprese private nei confronti dello Stato e delle Istituzioni?

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