Segnali di ripresa, ma i consumi sono ai livelli del 1999. Ne soffre anche la grande distribuzione e la Confcommercio attacca la politica «che non ha difeso i piccoli negozi». L’analisi del direttore di Confcommercio Amerigo Varotti si spinge dietro le pieghe dei dati congiunturali.
«Nel 3° trimestre 2014 le esportazioni delle imprese della nostra Provincia sono aumentate del 1%, un dato in linea con l’andamento nazionale ma che risente pesantemente della crisi del mercato russo a causa della pesante svalutazione del rublo (-40% nel 2014), determinata dalle sanzioni dell’Unione Europea e USA e del calo del prezzo del petrolio. Comunque, anche se solo dell’1%, l’aumento dell’export è un dato positivo per la nostra economia e le nostre imprese. Così come sono positivi altri indici regionali che posizionano le Marche tra le Regioni più virtuose e attive d’Italia».
Altri segnali arrivano «dal tasso di disoccupazione nelle Marche è sceso all’8,9% (contro la media nazionale dell’11,8%; meglio di noi solo Veneto, Emilia Romagna, Lombardia), il numero degli occupati è risalito nel 3° trimestre a 637.000 , (era sceso a fine 2013 a 608.00); la cassa integrazione guadagni rispetto al 3° trimestre del 2013, è scesa del 18,6%. Sono segnali piccoli ma confortanti. Quello che non cessa di preoccuparci è la pesante pressione fiscale nazionale, il carico micidiale di imposizioni a livello locale (IMU, TASI, TARI) che ha depresso ulteriormente i consumi creando enormi problemi alle aziende del commercio, del turismo e in genere a tutte le imprese che – per propria natura – non possono puntare all’internazionalizzazione perché legate al mercato interno. I consumi nel 2014 si attesteranno, secondo Prometeia, a 813 milioni di euro. Un livello pari in termini reali e a quello del 1999. Un calo che sta interessando tutte le tipologie (esclusi i discount); anche supermercati e ipermercati stanno rallentando le vendite se è vero che (con l’eccezione del gruppo CONAD) tutte le imprese della grande distribuzione denunciano pesanti cali di vendite».
L’Associazione ha un chiodo fisso. «Si conferma quello che Confcommercio Pesaro e Urbino denuncia da troppi anni: l’assurdità di una eccessiva liberalizzazione delle aperture di esercizi della grande distribuzione.
La crisi sta facendo giustizia della scelte nefaste di molti amministratori pubblici che hanno ammazzato i piccoli negozi, i centri storici ma che ora si riversa anche sulla grande distribuzione visto che negli ultimi 5 anni hanno chiuso in Italia 118 supermercati e la formula degli Iper è in crisi. L’assurdità è che ci sono ancora nei Comuni della nostra Provincia “bravi” amministratori che pensano di autorizzare outlet e centri commerciali».
Altro tema altra grana. «Sul turismo, nonostante il forte impegno promozionale e di comunicazione della Regione Marche e delle Camere di Commercio, le cose non vanno meglio soprattutto per quanto riguarda i fatturati degli alberghi costretti ad abbassare notevolmente i prezzi al di sotto della normale redditività delle imprese. E mentre a livello nazionale la nuova dirigenza dell’ENIT voluta da Renzi fa disastri e pensa di trasformare l’Agenzia Nazionale del Turismo in un portale di commercializzazione (saltando così il lavoro di Agenzie di viaggio e Tour Operator), ci aspettiamo che dal 2015 con i nuovi fondi europei legati al POR Marche 2014/2020 ci siano le risorse per facilitare la riqualificazione delle nostre strutture ricettive e l’ampliamento delle iniziative d promo-commercializzazione. Sempre che Renzi in questa follia centralistica non decida di revocare alle Regioni la competenza in materia uccidendo il turismo».
Consumi fermi malgrado la ripresa
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