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3 amici, la loro passione e un solo nome: Birrificio RentOn

Uno dei loro clienti preferiti direbbe ‪#‎enonhaivistoancoraniente‬, noi possiamo assicurarvi che è così, perché il mondo della birra è in evoluzione e il Birrificio RentOn è una creatura in continuo sviluppo.

“Tutti per uno, uno per tutti”. L’intervista del nostro venerdì ha questa settimana un titolo davvero azzeccato, anzi potremmo definirla la filosofia di una azienda, o per meglio dire un gruppo di tre ragazzi che hanno realizzato un sogno comune: fare birra, farla al meglio e, perché no, aprire un locale dove poterla degustare. Da questa passione nasce RentOn con le sue 8 birre, dai gusti unici e ricercati, il tutto supportato da corsi di degustazione per neofiti e formazione per gli addetti ai lavori. Non ci sono parole per descrivere questi prodotti: il solo modo per capirli è gustarli!

Giannandrea, raccontaci come nasce la vostra attività e da dove viene la passione per la birra.
Abbiamo inaugurato questo locale a Pasqua 2015, ma l’attività nasce nel 2008 a Pergola con il Birrificio Pergolese, il più piccolo micro birrificio di allora con impianto da 100 litri di birra sigillato dalle Dogane. Il birrificio nasce da Elia, il nostro birraio.

Elia, come inizia la tua passione per la birra?
A 18 anni, per varie vicissitudini, entro nel mondo della birra. Il Birrificio Pergolese, lo considero una start-up, perché ci ha permesso di fare molta sperimentazione e affinare le ricette e poter così sviluppare il nuovo Birrificio Renton.
Andrea e Giannandrea entrano a darmi man forte nel marzo 2013.
(Giannandrea) Era infatti giunta l’ora di allargare il birrificio, sia per la quantità di cotte prodotte, sia per la volontà di offrire un luogo dove accogliere i nostri clienti e dove far conoscere la nostra filosofia ed il nostro metodo di lavoro: qui a Fano non ci sono altri locali con birrificio e birreria-pub. Noi nella vita abbiamo altri lavori, ma questa birreria è il nostro modo di trasmettere la nostra passione agli altri.

Da dove deriva il nome RentOn?
Il nome RentOn è venuto da sé, da un’associazione di idee: Renton è un personaggio di un film, ma fa anche gioco con “on rent” dato che facciamo birra per conto terzi; ma Renton è anche il quartiere di Seattle dove esiste il locale con più spine al mondo, e dove la birra fa da padrona. Il nome RentOn è nato qui; RentOn è tutto questo.

Quante birre può contare Casa RentOn? Come nascono i “sapori”?
Abbiamo 8 birre nostre più due a rotazione di altri birrifici. Per quanto riguarda i gusti siamo birrificio “anomalo”, perché tutte le nostre birre nascono da una idea del birraio Elia e non da uno stile. Nel mondo della birra si parla di “stile”, ma “il mondo è pieno di stili, fare birra in perfetto stile significa copiare, e noi non vogliamo copiare, noi vogliamo creare”.

Elia, raccontaci come nasce una birra.

Quando ho un’idea penso alla scheda di degustazione di birra, anche fisicamente, e provo a gustare una birra senza averla fisicamente nel bicchiere, me la immagino, me la gusto immaginariamente e penso a quello che devo tirare fuori. Poi prendo quello che ho scritto e vado a riportarlo nella ricetta. Non ho in mente uno stile, ma il gusto. La scuola che ho fatto a livello produttivo mi dà lo schema mentale per fare la birra, ma ci vuole passione, fantasia e creatività: se mi va di creare qualcosa finché non la faccio non me la tolgo dalla mente.


Qual è il “segreto” delle vostre birre?

Quando facciamo la ricetta la regola è l’eccellenza: gli ingredienti devono essere i migliori che riusciamo a reperire, possibilmente italiani (poi se in Italia non ci sono li prendiamo fuori). Ad esempio la scorza d’arancia amara e dolce la prendiamo in una Azienda calabrese, che rifornisce solo noi e altre due aziende in tutta Italia. Così come la melata la prendiamo da due signori che la fanno artigianalmente. Spesso queste eccellenze hanno una sproporzione di prezzo, quindi bisogna essere bravi a trasmetterne la provenienza, specialmente quando ti butti nel mercato internazionale.

Parlateci dei corsi che organizzate. Come nascono le collaborazioni con il Belgio?
Nella nostra Provincia siamo un po’ indietro a livello di informazione sulla birra artigianale pur essendo una provincia ricca di produttori. E’ un mondo complesso (che anche noi stiamo continuando a scoprire e studiare) e sono necessarie molte informazioni per degustare le birre: c’è una scala olfattiva da seguire, va valutato l’equilibrio dei sapori, come acidità, sapidità e dolcezza, ci sono vari abbinamenti cibo-birra. Vogliamo trasmettere agli altri la nostra passione attraverso questa realtà e permettere a chi, sia per motivi lavorativi che per interesse personale, è interessato ad avvicinarsi e conoscere il mondo della birra, di farlo attraverso i corsi di formazione che facciamo il lunedì, nostro giorno di chiusura, anche Slow Food, AIS, e altre realtà sono nostri partner nello sviluppo di questi corsi.
La nostra città ha un gran potenziale, ma nessuno lo vuole svegliare perché questo significa mettersi in gioco.
Parlateci dell’abbinamento birra e cibo. Oggi è più facile proporlo?
Forse la facilità c’è sempre stata, ma forse è stata sempre vista come una associazione “povera”, invece bisogna sfondare questo muro e far capire che potrebbero venire dei piatti fantastici, penso ad esempio alla nostra Lola, una birra aromatizzata alla salvia, con un gusto molto particolare. Ovviamente dipende anche da quanto passione ha lo chef a creare o abbinare piatti alla birra.. non dimentichiamoci che la birra è anche un ottimo ingrediente.. Con dei locali facciamo anche delle proposte di piatti o menù, studiamo insieme i piatti e consigliamo le birre più adatte da abbinare. Facciamo anche formazione per il loro personale.

Fate anche ristorazione nel vostro locale?
Sì, facciamo anche piccola ristorazione, tutti i giorni dalle 19.00 e il weekend dalle 18.00. Vogliamo coinvolgere i clienti, far capire che si può mangiare un piatto, anche particolare, con una buona birra.

Quanto avete studiato e continuate a farlo?
Lo abbiamo sempre fatto e continuiamo a farlo. Tutto nasce dalla volontà di sentire, provare assaggiare. Per noi questo locale è un vantaggio grandissimo perché ci da modo di recepire immediatamente il feedback del cliente.
Alla fiera di Rimini a cui abbiamo partecipato abbiamo avuto feedback molto positivi, soprattutto sulla bevibilità. Ora si punta tutto sull’estremizzazione del gusto, invece per RentOn la ricetta deve avere un equilibrio, la bevibilità è un fattore sul quale puntiamo molto.

Raccontateci come è avvenuto l’incontro con Jovanotti.
Jovanotti, che ha vinto il premio per miglior tour 2015, in occasione della fine del tour ha creato un evento after show dove ha omaggiato i suoi ospiti di birra, vino e prodotti gastronomici.
Attraverso iFoodies sono state selezionate 2 delle nostre birre. La scelta è ricaduta su TRINI e NEW ORDER, birre “territoriali” grazie all’utilizzo di melata e buccia d’arancio calabrese.
La creazione di un packaging ad hoc è stata una scelta azzeccatissima.
I Foodies e Lorenzo sono molto attenti alla provenienza ed alla qualità dei prodotti per questo siamo davvero onorati di questa sua scelta.

Quanto la burocrazia vi ostacola?

E’ una burocrazia molto macchinosa ma soprattutto slegata… abbiamo delle legislazioni provinciali che differiscono in materia di fatturazione, dichiarazioni ricette, verbali etc etc .
Pensate che a seconda delle provincie di appartenenza ci sono degli iter differenti da dover seguire.. Un esempio su tutti è la dichiarazione della birra da produrre.. in alcune province basta semplicemente dichiarare la tipologia e gli ingredienti, in altre invece anche le quantità.
Vi pare giusto dover condividere un Know How come quello di una ricetta?
Ci vuole tanta documentazione per far uscire la merce, per recuperare le accise su vendite estere… le accise appunto. Considerate che il valore di tassazione delle accise è lo stesso sia per micro birrifici che per birrifici industriali, immaginate solamente la differenze di quantità e tirate voi le conclusioni… Il problema è che il Governo legifera pur non essendo pratico di questo mondo, soprattutto non si confronta ad Associazioni di categoria dalle quali potrebbero avere feed back importantissimi in merito.Tutto ciò ci ostacola tantissimo.

Il logo del locale e delle etichette chi li ha disegnati?

Simone Massi, un noto artista pergolese nostro amico, ormai di fama nazionale.

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